Ospite speciale dell’ultima puntata di Kickoff, il podcast nerazzurro di Inter TvPaolo Bonolis comincia parlando della granitica difesa di Conte a tre composta da Skriniar, Bastoni e De Vrij: “L’assetto difensivo non sono solo loro tre, ma il meccanismo di lavoro dell’intera squadra – dice il noto conduttore e storico tifoso della Beneamata -. Loro tre sono l’ultimo baludardo, ma ce ne sono altri prima: vedi i quinti, gli interni, per non dimenticare lo stesso Lautaro come successo con l’Atalanta. La squadra non è strutturata per difendersi, ma per difendere e attaccare insieme; si è creata una mente alveare, dove tutti quanti fanno la stessa cosa. Il risultato è eccellente quando la squadra è compatta”. 

Ti aspettavi un’Inter così solida?
“Il mister ha intuito dopo alcune giornate come muoversi, in base alle caratteristiche dei suoi giocatori. Hai offensivi di gamba, quindi serviva abbassare il baricentro: una volta capito questo, siamo diventati prolifici. Ti copri meglio e attacchi meglio”. 

Si parla della Grande Inter fondata sulla difesa Sarti, Picchi, Burgnich, Guarnieri e Facchetti. 
“Quella è stata un’Inter fantastica, della quale si poteva godere meno se non si viveva a Milano. La trasmissione delle partite era relativizzata dalla comunicaizone di allora. Io ricordo bene anche Julio Cesar, Maicon, Samuel…”.

La difesa dello scudetto 1979-80: Bordon, Bini, Baresi, Canuti e Oriali.
“Me la ricordo anche perché Mozzini segnò il gol scudetto”. 

Inter dei Record: Zenga, Mandorlini, Bergomi, Ferri e Brehme.
“Mi ricordo quello scudetto fantastico, mi ricordo un Aldo Serena – strepitoso attaccante – che era in uno stato di grazia pura. Segnava pure cadendo, come la toccava andava dentro. Sono delle piccole godurie che ti permetti in stagioni dorate. Era comunque una grande squadra che aveva in rosa i due tedeschi, poi arrivò la pantegana (Klinsmann ndr)”.

L’Inter di Mancini, in particolare quella targata 2006/07, dietro aveva ulio Cesar, Maicon, Materazzi, Burdisso, Maxwell. 
“Il mio caro numero 23 la metteva dentro col capoccione, giocatore cattivo al punto giusto. Attaccatissimo alla casacca nerazzurra, Marco è stato uno degli emblemi dell’Inter e della Nazionale, ci ha regalato un Mondiale vincendo una finale segnando e incattivendo tal Zidane”. 

La prestazione di D’Ambrosio contro l’Atalanta.
“Sono astuzie che il giocatore mette in pratica. Bene o male lo fanno tutti, in quella partita ho visto cattiveria anche da chi non me la sarei aspettata come il principe di Danimarca (Eriksen ndr). E’ entrato in campo con la delicatezza del tocco, ma con l’animus pugnandi di Gattuso e di Bagni. Non ha avuto paura a mandare il pallone in tribuna. Tanto di cappello a Conte che saputo capire che a Eriksen serviva un tempo di ambientamento; se vi ricordate, pure Platini e Zidane ebbero bisogno di tempo per non essere bollati come bufale. Christian si è dovuto calare in una nuova realtà e piano piano sta colorando la sua pelle di nerazzurro. Ora non lo toglierei mai dalla squadra da titolare, combatte sia con la clava che con il fioretto. Invece, in tutta sincerità, mi sta un po’ deludendo Vidal“. 

La difesa del Triplete.
“Quella è la squadra che ci ha portato a vincere tutto, mancava solo la lotteria di Capodanno. Quella formazione, come quella attuale, si difendeva in 11 e attacca in 11. 

Torino-Inter, che partita di aspetti?
“Ogni partita è insidiosa, ogni squadra ha il suo orgoglio da mettere in campo. Sarà difficile come tutte quelle che ci saranno da qui alla fine, si spera che la preparazione riesca a smussare l’imprevedibilità della stessa”. 

Credits: fcinternews.it

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