Nel corso di una diretta Instagram con Vieri, Marco Materazzi ha ricordato i grandi trionfi dell’Inter nel 2010. Esattamente 10 anni fa, i nerazzurri vincevano lo Scudetto a Siena, e Matrix racconta dei gustosi aneddoti a Bobo.

Materazzi racconta il Mourinho segreto

Al suo primo allenamento, è arrivato in Pinetina, tutti stavamo in silenzio, non volava una mosca e lui ci ha detto: ‘Oh potete anche ridere con me eh’. Da lì si è sciolto l’ambiente e poi è stato uno spasso. Da fuori sembra un sergente cattivo ma con noi era un fratello, un padre e un figlio di p… allucinante, ti ammazzava”.

Materazzi rivela il bluff di Mourinho con Adriano

“Una volta ad Adriano disse che non lo avrebbe fatto più giocare perché era stato a far serata la domenica sera, poi ecco nel derby lui e Ibra in attacco, tre giorni dopo. E fece una partita incredibile perché lui sapeva le corde che doveva toccare. Lui era così. Dopo Catania, avevamo perso 3-1, dovevamo andare a Londra a giocare con il Chelsea.

Era successa quella cosa di Balotelli. Ci ha fatto uno shampo, ma uno shampoo, che neanche te lo dico. Uno di quelli a cui ha fatto uno shampoo assurdo fu Toldo. Poi siamo andati a Londra, abbiamo vinto per fortuna. Se così non fosse stato, la polemica con Mario, fuori dalla Champions, sarebbe diventata pesante. E invece da lì abbiamo preso la volata, siamo diventati quasi invincibili come gruppo”.

Materazzi e le parole di Mourinho nell’intervallo a Barcellona

“Quando a Barcellona è stato espulso Thiago Motta ci disse: ‘Ragazzi noi ci alleniamo 7 contro 5, 9 contro 5… Qui siamo 11 contro 10, non pensiamo di partire dal portiere, diamola lì, lunga da Julio e difendiamoci 11 contro 10 e infatti ce l’abbiamo fatta ma perché eravamo organizzati”.

Materazzi rivela i metodi di Mourinho in allenamento

“Lui fa degli allenamenti, che io ho scoperto per fortuna a fine carriera, perché l’avessi scoperta prima sarei morta. Quella metodologia di due contro tre, due contro due, tutto a pressione. Lui diceva se vi allenate un’ora e mezzo con me, giocate novanta di partita tranquillamente.

Io con lui non giocavo, ero legato a lui perché avevo un rapporto tale che sapevo che avrei potuto giocare tutte le partite o nessuna ma sapevo il ruolo che avevo. Avevo un’età in cui mi sarei dovuto gestire per essere a disposizione del gruppo. Andavo in allenamento che era una guerra”.

Fonte: Virgilio Sport

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